sabato 25 ottobre 2008

Speaking of now

Non è il suo suo migliore album probabilmente, ma siccome evoca in me ricordi e sensazioni a iosa, sono sicuro che lo stesso Pat Metheny mi darebbe una pacca sulla spalla e approverebbe la mia scelta.

Con l'LP Speaking of Now vorrei in questo intervento far capire come un trentatre, quando ascoltato, ti puo' far fare i conti anche con la malinconia: il desiderio dell'oggetto perduto!

Una serata dell'Estate 2002 a Sesto Fiorentino. Un concerto e che concerto! Allo stadio del  Polo Universitario la Pat Metheny Group presento' ai fiorentini che erano accorsi ad ascoltarlo il suo ultimo album di cui il sottoscritto non aveva ancora ascoltato una nota.

La serata estiva era  perfetta. Il concerto iniziava all'imbrunire per cui le prime note sarebbero state scandite con il tramonto. Trafelato ero arrivato dal lavoro col mio scooter e all'entrata, chi mi aspettava con i biglietti in mano, e avrebbe assistito con me a quell'evento,  era una persona speciale, colui che mi aveva fatto conoscere la musica di quel fantastico artista che è Pat Metheny.

Io e il mio amico ci stavamo accomodando per assistere soli, insieme alle altre poche migliaia di persone che ci circondavano, il suo concerto, con la sensazione che lui lo avesse preparato apposta per festeggiare la nostra grande amicizia.

Pat Metheny come pochi altri sa scegliere la giusta scaletta di pezzi da presentare in un concerto, come conosce bene del resto quali possono essere le giuste voci che possono accompagnare e valorizzare al meglio i suoi pezzi. 
In "You" e "Another life" ne abbiamo un esempio. Sono brani che evocano atmosfere rilassate, e allo stesso tempo, valorizzano gli arpeggi della chitarra acustica. Quante volte in quella fantastica serata le nostre lattine di birra si sono incrociate per sottolineare un buon arpeggio e i risvolti straordinari che i pezzi di questo album possiedono.

A sole calato abbiamo abbandonato le gradinate per raggiungere il prato del campo sportivo per metterci poco distanti dal palco dove stava maturando quella indimenticabile performance.

Un po' come hanno fatto altri, sdraiati con le braccia sotto la testa, grazie a "On her way", abbiamo fantasticato sulla nostra vita, perche' questa e' un canzone che fa fantasticare chiunque, d'altronde guardando la banda che si esprimeva tutta al top non sarebbe potuto essere diversamente. Eh si, perche' il jazz di Pat Metheny e' cosi', ti fa volare, e spesso ti succede di arrivare in fondo all'ascolto di un suo pezzo con tu che hai pensato veramente a tutta la tua vita.

Poi in questo album ci sono pezzi no comment, come "Afternoom",  che si commentano da soli: la voce di Cuong Vu in questo eccellente brano si sposa benissimo con la melodia espressa dagli strumenti, un po' come l'amicizia quando e' armonica e importante, come del resto consideravamo la nostra io e il mio amico.  La dimostrazione  era avvenuta anche quella sera, quando in "Proof", Lyle Mays, nei suoi giri armonici alla tastiera dimostra, oltre di essere un grande solista, anche di essere capace a preparare il giusto spazio agli inserimenti dei suoi compagni: come la tromba sempre di Cuong Vu, e poi di tutti gli altri in un unico crescendo. Tutti insieme insomma:
Pat Metheny, chitarra;
Lyle Mays, tastiere;
Steve Rodby, basso acustico;
Richard Bona, basso, chitarra, percussioni, voce;
Cuog Vu, chitarra, percussioni, voce, tromba;
Antonio Sanchez, batteria.

Armonia appunto!

La musica di Pat Metheny offre anche eccellenti pause musicali che servono a creare, come si dice, "ambiente". In questi frangenti si ha tempo per guardare chi ti circonda. Con "Where You go" e "A place of the world", io e il mio fraterno amico ci siamo guardati intorno e ci siamo accorti anche di chi ci circondava.

E poi ci sono i brani fatali, quelli che fanno capire che anche le cose belle hanno un fine, brani che andranno ai posteri un po' come la Nona di Beethoven, quelli che fatalmente ti fanno ricordare cose belle ma anche cose tristi, come l'ultimo bis di un concerto ad esempio: rimangono scolpiti nella mente ed evocano solo quella cosa, come la storia di una perduta amicizia, come lo e' ascoltando "As it is" ultimo bis di quella stupenda serata.

Ciao Ciro, anche se non leggerai mai queste righe, l'intervento di oggi è dedicato a te!